domenica 7 febbraio 2010

sabato 19 luglio 2008

REGGIO. Dimesso da ospedale, muore d'infarto in attesa del 118

Visitato al pronto soccorso per un dolore al torace è stato rimandato a casa e la sera è morto d’infarto attendendo 40 minuti l’arrivo dell’ambulanza. A denunciare la vicenda di Demetrio Nicolò, 53 anni è la vedova Anna Maria Saraceno, che ha anche reso noto di avere saputo dalla polizia che la Procura di Reggio ha avviato una indagine. Il 7 luglio scorso Nicolò ha avvertito un malore e la moglie lo ha accompagnato agli Ospedali Riuniti dove gli è stata diagnosticata una toracoalgia. La sera stessa, mentre l’uomo stava lavorando nella sua abitazione, è stato colpito da infarto. «Disperatamente - ha raccontato la moglie - abbiamo chiesto per tre volte l’intervento del 118 per sentirci rispondere che nessuna delle due sole ambulanze medicalizzate erano disponibili. Abbiamo telefonato al 112 e due agenti sono intervenuti ed anche loro hanno cercato di far intervenire una ambulanza. I miei familiari hanno tenuto in vita mio marito con massaggio cardiaco e respirazione bocca a bocca. Dopo quaranta minuti è arrivata l'ambulanza ma mio marito è morto». La vedova si chiede com’é possibile che «un paziente arrivi in ospedale con dolore toracico e venga dimesso con diagnosi di “Toracoalgia” e dopo alcune ore muoia?». Anna Maria Saraceno, in una lettera inviata al Capo dello Stato, si chiede anche come mai «in una città con quasi 200 mila abitanti ci sono solo due ambulanze medicalizzate? Come è possibile tutto ciò quando, qualche tempo fa, su tutta la stampa regionale è stata ampiamente pubblicizzata l’adozione di linee guida per i dolori toracici, messe a punto dopo i tragici eventi già avvenuti in vari ospedali della regione e che hanno fatto della sanità calabrese un caso nazionale? Come è possibile che i lavori della commissione d'inchiesta su questi episodi luttuosi non abbiano portato ad alcun risultato? A tale proposito - conclude - mi chiedo se l’intervento tempestivo del 118 avrebbe salvato la vita a mio marito». L’Azienda Ospedaliera “Bianchi-Melacrino-Morelli” sostiene che «il paziente è stato trattato come codice rosso ed al termine degli accertamenti ha firmato le dimissioni volontarie, rifiutando il ricovero. Il paziente è stato edotto delle sue condizioni di salute. Dagli accertamenti, infatti, era emersa una sofferenza cardiaca e per queste ragioni gli era stato consigliato il ricovero». E’ semplicemente ignobile che chi di dovere, nonostante la cronica deficienza di ambulanze, medici e sanitari, continui a gestire un servizio di emergenza territoriale in queste condizioni. Altro che "Calabria Soccorso", questa è una gestione della sanità che fa semplicemente inorridire.
Pubblicato da Pino d'Amico a
22:03

Riferendomi a quanto detto dall'Azienda Ospedaliera, è facile dire "il paziente ha firmato le dimissioni volontarie rifiutando il ricovero".... il foglio del ricovero parla di dolore intercostale e di un cuore perfetto per cui è meglio che stiano zitti.........

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