domenica 7 febbraio 2010

Un ricordo di Demetrio Nicolò

Pubblicato da
admin su 20 agosto 2008
Permettetemi di spendere un post in memoria di Demetrio Nicolò, collega dell’Ispettorato Calabria, della cui scomparsa (avvenuta il 7 luglio) ho appreso solo oggi.
Ci siamo conosciuti a Roma, al corso per responsabili del protocollo informatico. L’impressione che ne ho avuto è stata quella di una persona capace, competente e innamorata del suo lavoro, oltre che disponibile e positiva dal punto di vista umano. Qualità non comuni, e non solo nel nostro ambito.
Sono certo che mancherà a tutti quelli che lo hanno conosciuto e che hanno lavorato con lui. Un saluto.
giovanna detto21 agosto 2008 a 2:55 pm

Ho avuto la fortuna di conoscere Demetrio Nicolò nel 2004 e penso che definirlo un signore sia il minimo: collega competente, capace ma soprattutto modesto sempre disponibile a dare una mano, una persona pacata affabile e gentile.
Sarà difficile colmare il vuoto che ha lasciato: ci mancherà un abbraccio.
sabato 19 luglio 2008

REGGIO. Dimesso da ospedale, muore d'infarto in attesa del 118

Visitato al pronto soccorso per un dolore al torace è stato rimandato a casa e la sera è morto d’infarto attendendo 40 minuti l’arrivo dell’ambulanza. A denunciare la vicenda di Demetrio Nicolò, 53 anni è la vedova Anna Maria Saraceno, che ha anche reso noto di avere saputo dalla polizia che la Procura di Reggio ha avviato una indagine. Il 7 luglio scorso Nicolò ha avvertito un malore e la moglie lo ha accompagnato agli Ospedali Riuniti dove gli è stata diagnosticata una toracoalgia. La sera stessa, mentre l’uomo stava lavorando nella sua abitazione, è stato colpito da infarto. «Disperatamente - ha raccontato la moglie - abbiamo chiesto per tre volte l’intervento del 118 per sentirci rispondere che nessuna delle due sole ambulanze medicalizzate erano disponibili. Abbiamo telefonato al 112 e due agenti sono intervenuti ed anche loro hanno cercato di far intervenire una ambulanza. I miei familiari hanno tenuto in vita mio marito con massaggio cardiaco e respirazione bocca a bocca. Dopo quaranta minuti è arrivata l'ambulanza ma mio marito è morto». La vedova si chiede com’é possibile che «un paziente arrivi in ospedale con dolore toracico e venga dimesso con diagnosi di “Toracoalgia” e dopo alcune ore muoia?». Anna Maria Saraceno, in una lettera inviata al Capo dello Stato, si chiede anche come mai «in una città con quasi 200 mila abitanti ci sono solo due ambulanze medicalizzate? Come è possibile tutto ciò quando, qualche tempo fa, su tutta la stampa regionale è stata ampiamente pubblicizzata l’adozione di linee guida per i dolori toracici, messe a punto dopo i tragici eventi già avvenuti in vari ospedali della regione e che hanno fatto della sanità calabrese un caso nazionale? Come è possibile che i lavori della commissione d'inchiesta su questi episodi luttuosi non abbiano portato ad alcun risultato? A tale proposito - conclude - mi chiedo se l’intervento tempestivo del 118 avrebbe salvato la vita a mio marito». L’Azienda Ospedaliera “Bianchi-Melacrino-Morelli” sostiene che «il paziente è stato trattato come codice rosso ed al termine degli accertamenti ha firmato le dimissioni volontarie, rifiutando il ricovero. Il paziente è stato edotto delle sue condizioni di salute. Dagli accertamenti, infatti, era emersa una sofferenza cardiaca e per queste ragioni gli era stato consigliato il ricovero». E’ semplicemente ignobile che chi di dovere, nonostante la cronica deficienza di ambulanze, medici e sanitari, continui a gestire un servizio di emergenza territoriale in queste condizioni. Altro che "Calabria Soccorso", questa è una gestione della sanità che fa semplicemente inorridire.
Pubblicato da Pino d'Amico a
22:03

Riferendomi a quanto detto dall'Azienda Ospedaliera, è facile dire "il paziente ha firmato le dimissioni volontarie rifiutando il ricovero".... il foglio del ricovero parla di dolore intercostale e di un cuore perfetto per cui è meglio che stiano zitti.........
Cosenza 07/09/2009

Da un intervento di Anna Maria Saraceno ad incontro svolto a Cosenza con alcuni componenti della commissione ministeriale per i casi di mala sanità: Onorevoli Giovanni Nucara, Doris Lo Moro, M.G. Laganà Fortugno, il presidente Onorevole Leoluca Orlando.
Buonasera sono Anna Maria Saraceno moglie di Demetrio Nicolò.

Demetrio  il 7 luglio del 2008 è stato "volutamente" strappato alla sua famiglia e catapultato, tra lo sgomento e l’incredulità di tutti, in una purtroppo “grande” famiglia quella della “ mala sanità”.
Proprio così, la sua morte è avvenuta esattamente 14 mesi or sono, ed ancora oggi sono costretta, per segreto istruttorio, definire quanto successo come “sospetto caso di mala sanità” anche se so perfettamente come sono andate le cose.
A seguito di quanto accaduto, il magistrato di turno, quella notte, di sua iniziativa ha sequestrato la cartella clinica e quindi disposto il sequestro della salma per l’esame autoptico. 

Dopo 14 mesi, i miei figli ed io sappiamo  solamente, per quanto riguarda le indagini, che il fascicolo è passato da “ignoti a noti” ma nulla di più; non ci è stato possibile, a tutt’oggi, prendere visione degli atti, deduciamo  che ci siano delle responsabilità dall’unica cosa riferita ai legali, come detto prima “ fascicolo da ignoti a noti”.
Non intendo scendere nei particolari raccontando i fatti; il mio intervento non vuole rappresentare solo il mio caso nella successione cronologica degli eventi molto chiari in me, non è il luogo, né il momento, sono qui per rappresentare tutti i miei AMICI presenti in aula, persone sconosciute fino a qualche tempo fa, ma che ci siamo trovati, nostro malgrado, a far parte della stessa “grande” famiglia: quella delle vittime della mala sanità!
Eh sì!, le nostre famiglie sono state scardinate, violentate, distrutte da un sistema che ormai sta incancrenendosi nel nostro paese, soprattutto al sud e ancora di più ripetutamente negli stessi ospedali della nostra Calabria.
Signor presidente, lei, se ho capito bene, nel suo intervento ha evidenziato una netta analogia sulla matrice mafiosa del delitto Fortugno e quella dei nostri cari, vittime della mala sanità.
Pertanto, pur manifestando piena solidarietà alla moglie del dottore Fortugno,onorevole Laganà, tuttavia dissento da quanto da lei affermato nel suo intervento definendo “ sfortunati” i nostri cari.
Non possiamo accettare tale definizione, in quanto riteniamo i nostri cari, persone a cui è stato negato il diritto alla vita, proprio perché è stato negato loro, il diritto alla salute.
I nostri cari non ci sono più non perché sono stati sfortunati, ma perché sono stati “semplicemente ” AMMAZZATI anche se in modo diverso da quanto purtroppo è successo a suo marito, a cui va tutto il nostro rispetto, ma la prego pensa, dica, e consideri i nostri cari: ammazzati e non sfortunati!..
Ha proprio ragione signor presidente quando nei vari punti da lei trattati ha affermato che "…i casi di mala sanità accertati, devono essere considerati “reati di mala sanità associata, e che sarebbe pertanto opportuno inserire tale tipo di reato nella normativa legislativa come ad esempio quello delle vittime della strada, o delle vittime del racket".
Presidente, il caso o il destino non so, ha voluto che dopo quasi vent’anni dovessi essere io a prendere il microfono e dirle che un sistema malavitoso ha leso e continua sfacciatamente a ledere, quasi sempre nell’indifferenza di chi dovrebbe invece tutelarci, i valori del diritto alla vita, della giustizia, della legalità, della dignità, del rispetto della vita sempre e comunque, proprio come fece mio marito quel lontano pomeriggio del 1991, quando lei, fondatore della lista civica “la Rete” venne ad Archi, periferia di Reggio Calabria, per visitare un quartiere che si trovava in piena guerra di mafia.
Fu proprio mio marito, fondatore e componente del “Circolo socio culturale Paolo VI”, ad accompagnarla in macchina per farle visitare il territorio, illustrandogli, a fine pomeriggio, nei locali della circoscrizione, la situazione socio-economica del quartiere. Lo ha fatto, come lei stesso quel giorno disse, in maniera “encomiabile”.
Nel suo discorso mio marito evidenziò quanto c’era da lavorare per far maturare nella gente e in particolar modo nei giovani , quella presa di coscienza fatta oltre che di cultura anche e soprattutto di giustizia, dignità e coerenza. Valori per i quali mio marito ha lottato tutta la vita, e non è stato certo facile, per inculcarli nei giovani, esserne artefice e testimone in tutti gli ambiti operasse; valori di cui lei, signor presidente, ha fatto sempre “cavallo di battaglia”nella sua vita politica e non solo; valori sui quali mio marito ha improntato la sua vita e che purtroppo gli si sono rivolti contro, o meglio sono assolutamente mancati in coloro che dovevano salvargli la vita!!! Che beffa!
Io, noi, crediamo in lei signor presidente, questi valori,siamo convinti che ancora le appartengano come un tempo, quando li condivideva con quanti facevano parte del movimento “La Rete”. Lottiamo ancora insieme e facciamo sì che abbiano la meglio sul malaffare politico –sanitario, sulla corruzione, sulla superficialità con cui si tratta molto spesso un paziente, sulle lauree “facili” in medicina o sulle ammissioni comprate alla facoltà di medicina. I valori di giustizia ci appartengono cosi come ci appartiene la disperazione in tutti i suoi aspetti compresa quella di non riuscire ad avere giustizia.
Ci dia una mano affinché le nostre lotte abbiano un senso che, anche se non contribuiranno purtroppo a farci riavere i nostri cari, ci porteranno almeno a dire:
"lottiamo perché non succeda più!"
Signor presidente, sono mamma ed insegnante e come tale devo dare delle risposte di vita, di civiltà, di giustizia ai miei figli, ai miei alunni; devo e voglio dire loro, devo e voglio lottare per loro, fino alla fine, per poter dire con determinatezza e credibilità : "ragazzi la giustizia esiste e non esitate mai a non perseguirla"

sabato 6 febbraio 2010

Quanto tempo, quanti ricordi, quante amarezze.......quanti dolori...
Domani sarà 1 anno e 7 mesi che non ci sei più Papà ed il vuoto che hai lasciato in noi è immenso.
Ci consolano i ricordi meravigliosi, e l'amore imenso che proviamo, ci fa sentire più vicini a te!
Stiamo lottando con tutte le nostre forze per farti giustizia, forse stiamo arrivando ad un punto perchè finalmente dopo un anno e mezzo, le indagini sono state chiuse, gli avvisi di garanzia mandati (a 2 medici), l'unica nota stonata e che sono ancora sul loro posto di lavoro...!!!!
Ma non ci demoralizziamo, lottiamo ed andiamo avanti, cadiamo e cerchiamo di rialzarci, perchè la rabbia è troppa....
Purtroppo l'amarezza è che tutte queste tragedie, fin'ora, non sono servite ad un bel niente; ancora la gente continua a morire, sempre allo stesso modo, senza distinzione tra bambini, uomini, donne ed anziani.
Stiamo formando, insieme ad altri "amici di sfortuna", un'associazione socio-sanitaria, perchè abbiamo capito che solo insieme si può cercare di ottenere qualcosa, se non altro quello di abbattere questo muro di corruzione, omertà, idifferenza.....
Conoscendoti mio caro Papà, ne saresti stato più che contento... proprio tu che hai lottato per una vita per le strade del nostro quartiere per dei valori, per degli ideali, che ti appartenevano, che amavi, in cui credevi fermamente, che gridavi con tutto il fiato che avevi e che hai trasmesso a tutti noi.
E un'idea meravigliosa, un modo per ricordarti, per scuotere le coscienze di chi sta in alto, ma soprattutto per cercare di essere utili agli altri, in ogni campo, Sanitario, Sociale, Legale, per aiutare i più deboli, gli indifesi... affinchè ciò che è successo a noi non si ripeta mai più!!!!