mercoledì 7 luglio 2010

DA "CALABRIA ORA" del 1/07/2010-Lucio Musolino

Due medici rinviati a giudizio
I sanitari dovranno rispondere dell'omicidio colposo di Demetrio Nicolò


Il gup Domenico Santoro ha rinviato a giudizio i due medici del pronto soccorso degli ospedali Riuniti accusati dell'omicidio colposo di Demetrio Nicolò, avvenuto il 7 luglio 2008.
Davanti al giudice monocratico Angela Bandiera, il 12 ottobre compariranno Bruno Sergi e Diego Giustra contro i quali si sono costituiti parte civile i familiari della vittima, assistiti dagli avvocati Franco e Stefania Bagnoli e dall'avvocato Orlando Cassisi. E' stata accolta, quindi la richiesta del pm Alessandra Cerreti che ha proseguito l'indagine iniziata dal sostituto procuratore Francesco Mollace (oggi sostituto procuratore generale). Stando all'accusa i due medici avrebbero sbagliato la diagnosi quando il funzionario del Corecom Demetrio Nicolò alle 3 di notte è stato accompagnato in ospedale accusando dolori al torace. Dopo un'ora e mezza, Nicolò era stato "congedato" dal pronto soccorso con la diagnosi di "toracoalgia". Sergi e Giustra lo avrebbero rassicurato circa gli esami eseguiti che avrebbero dato esito negativo ai fini di un sospetto infarto. Così non era e,"dopo avergli fatto firmare un generico, incompleto e fuorviante (il cosiddetto "consenso informato"), Nicolò è morto per "cardiopatia ischemica evoluta, -scrivono gli inquirenti- in assenza di trattamento terapeutico, in infarto miocardico acuto con terminale arresto cardiaco".
Tanto è bastato al pm Cerreti per chiedere il rinvio a giudizio per Giustra e Sergi che "formularono errata diagnosi, omisero di interpellare un cardiologo e di ottenere immediata consulenza dello stesso, omisero di approntare idonea terapia, omisero di ricoverare il suddetto Nicolò Demetrio anche solo per breve osservazione clinica, dimisero infine il suddetto paziente senza indicazioni terapeutiche o raccomandazioni precauzionali, fungendo tali condizioni come causa diretta, esclusiva ed immediata dell'evento morte". La sensazione, secondo gli inquirenti, è che se al pronto soccorso avessero diagnosticato un principio di infarto, probabilmente, Nicolò poteva essere salvato. Nessuno è talmente folle da rifiutare un ricovero davanti a una sofferenza cardiaca, a meno che non abbia intenzione di recarsi, una volta uscito dall'ospedale, presso una struttura sanitaria privata per sottoporsi ad ulteriori accertamenti.
Ritornando al processo ( nel quale si è costituito responsabile civile l'azienda ospedaliera rappresentata dall'avvocato Francesco Mortelliti), i due medici avevano chiesto di essere giudicati con l'abbreviato condizionato. Istanza rigettata dal gup Santoro per cui si prosegue con il rito ordinario.
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